Cologno Monzese - Guida Turistica

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La Pieve di San Giuliano
 L'influenza dei dominatori longobardi è rintracciabile anche nell'antica pieve di San Giuliano, che reca sulla facciata un'iscrizione che fa risalire la costruzione alla Regina dei Longobardi, Teodolinda, anche se la struttura della chiesa è di stile romanico e non gotico.
 Le origini cristiane di Cologno mettono in luce che la romana "colonia" è diventata, per la sua importanza, una pieve cristiana nell'alto medioevo, e, molto probabilmente, l'evangelizzazione cristiana è perfino precedente a quella della basilica di San Giovanni in Monza cui la pieve di San Giuliano fu sempre saldamente legata, nonostante l'una fosse di rito ambrosiano e l'altra di rito romano. Difatti la pieve di San Giuliano, fu sempre proclamata "matrice" di tutte le altre chiese delle vicinanze.
 Le Pievi erano centri di aggregazione comunitaria, erano collocate in luoghi centrali, lungo le vie di traffico e sedi commerciali, rappresentavano un importante ordinamento politico e religioso, avevano un pubblico consiglio e riconoscevano il potere spirituale all'Arcivescovo ed il potere temporale all'organizzazione dei comuni, delle corti (Monza) e del Ducato di Milano.
 contado di Milano tra il X e il XII sec. contava 11 Pievi. Tra queste la Pieve di San Giuliano da cui dipendevano le comunità di: Tenebianco (presso Sesto), Sesto San Giovanni, Vimodrone, Albairate (S. Maurizio), S. Cristoforo, Baragiola, Colonium aut Colonia Castrum (Cologno Monzese).
Villa Casati
 La famiglia Casati subentra nel possesso della villa alla famiglia Besozzi.
 In epoca medioevale era proprietà del monastero di Sant’Ambrogio. L’edificio è sicuramente edificato sul basamento di un’antica “casa forte”: infatti, tutto l’insediamento medioevale di Cologno era sviluppato lungo gli argini di un fontanile, ora coperto, che percorreva da sud a nord l’intero abitato. Con il passaggio di proprietà ai nobili Casati, la “casa forte” viene ristrutturata e si trasforma in “palazzo ottocentesco”, luogo di villeggiatura dei Casati.
 E’ l’attuale sede Municipale. Negli ambienti interni, recentemente restaurati, troviamo rappresentazioni di scene mitologiche guerresche; salendo il maestoso scalone in pietra situato alla destra del portico ci troviamo in ampi saloni decorati con soffitti a cassettoni lignei dipinti e fasce affrescate attualmente adibiti a sala giunta e sala consiliare.
 E’ in corso di pubblicazione un interessante studio iconografico del prof. Andrea Spiriti “Palazzo Besozzi-Casati di Cologno: iconologia di una grande dimora barocca”. Dallo studio si evince che il ciclo decorativo è frutto di quattro momenti distinti. Molti i legami politici e culturali con Bartolomeo III Arese (Presidente del Senato e Presidente del Consejo de Italia) riscontrabili anche in affinità pittoriche con Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno e altri castelli, chiese o dimore private, tutte attribuibili agli stessi artisti su committenza dell’Arese.
Villa Sormani
 E’ presente nel catalogo delle Ville italiane, risale al medioevo ed è uno degli edifici più prestigiosi, di proprietà degli Andriani fino alla fine del ‘700, poi passato alla famiglia Sormani. E’ una piccola perla incontaminata nel centro di Cologno, vi si accede da piazza Mentana attraverso uno splendido arco d’ingresso. Qui troviamo soffitti in legno e un episodio biblico “Giuseppe venduto dai fratelli” situato nella fascia coronaria, sopra un camino è dipinto Muzio Scevola. Nel loggiato sono riconoscibili lo stemma Scaligero e quello Visconteo. Nella residenza si trovava un “oratorio” la cui pala d’altare fu trasferita nella vecchia chiesa parrocchiale.
Casa Biraga o Arosio
 La Casa Biraga o Arosio risale al 1500 è adiacente al complesso Sormani.
Villa Cacherano d’Osasco
 Il complesso edilizio di Villa Cacherano, attiguo all’antica Pieve di San Giuliano, fu costruito dai Visconti tra la fine del ‘600 e i primi del ‘700. Circondato da un complesso di cascine dell’epoca tardo cinquecentesca, alla fine dell’800 divenne residenza estiva dei signori Dall’Acqua, proprietari terrieri della zona, che partirono da Cologno intorno al 1920 lasciandola alla famiglia Cacherano di Torino.
Villa Citterio
 Denominata la casa del Ponte dei Capitani d’Arzago, lascia intendere l’esistenza di un ponte fortificato che sovrasta il fontanile. Costituisce un esempio architettonico particolare per l’assenza di una facciata rappresentativa verso l’esterno, e questo autorizza l’ipotesi di una villa sorta nel XVI secolo sui resti del Castello di cui erano visibili i ruderi nel 1858. Fu poi trasformata in palazzo residenziale con cascina. Dal 1845 fu denominata “la ca’ de l’or” con l’apertura del laboratorio di passamaneria artigianale. La Villa è sede del Centro Anziani e i rustici sono adibiti a mini alloggi per anziani.
Monastero di S. Ambrogio
 L’antico Monastero è di origine medioevale, di proprietà dei monaci di Sant’Ambrogio.
 Nel X-XII sec. si ha notizia dell’esistenza di un complesso a pianta quadrangolare con corte centrale a forma trapezoidale, come risulta dalle mappe catastali di Carlo VI.
 Dalle finestre ad arco gotiche e romaniche si rileva che l’unica parte antica di origine medioevale è la facciata Nord. L’unica parte conservata quattrocentesca è il portico a colonne in granito con volte a crociera tipicamente lombarde.
La Filanda
 Una parte del Monastero di Sant’Ambrogio, per volontà del proprietario che lì risiedeva, fu destinato a Filanda e divenne una delle prime “industrie” di Cologno. Qui circa 100 persone, in prevalenza donne, lavoravano i bozzoli che erano prodotti dagli allevamenti dei bachi da seta delle cascine colognesi. Trasformata poi in un laboratorio tessile di nastri e elastici, attività che durò fino agli inizi del 1960. E’ stata completamente restaurata e adibita ad abitazioni private e esercizi commerciali.
Chiesa San Marco e Gregorio (ex parrocchiale)
 L’attuale edificio è di epoca secentesca ed è stato costruito inglobando la precedente chiesa medioevale. Entrambi gli edifici erano situati sui terreni di proprietà del Monastero di Sant’Ambrogio, acquistati nel 1600 circa dagli eredi Besozzi. Subì diverse modifiche, ampliamenti e rifacimenti anche negli anni successivi. Nel 1977 la Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia riconobbe il valore culturale dell’edificio e ne vietò la demolizione. La facciata è stata restaurata, ma l’interno necessita di un grande intervento di restauro non ancora attuato per mancanza di fondi.
Chiesetta di Santa Maria
 Dal libro di Gabriella Rossetti si apprende che l’origine storica della chiesetta risale all’antico villaggio medioevale di Sertole. All’interno troviamo una splendida Madonna col Bambino posta sopra l’altare, che presenta numerose affinità con i dipinti di Bernardino Luini.
San Maurizio al Lambro
 Proseguendo il cammino verso Monza si arriva a San Maurizio al Lambro il cui nome d’origine era Albairate, diventato poi Malnido in seguito a un’affermazione del Barbarossa. L’imperatore, accampandosi in Albairate, lungo le rive del fiume Lambro, fu sorpreso dalle acque del fiume in piena riportando perdite di armi e vettovaglie, e si narra esclamasse “meglio allontanarsi da questo Malnido, ha provocato più danni il suo fiume che una battaglia”.
Chiesetta Oratorio di Malnido
 Nulla è rimasto della Chiesetta Oratorio dedicata a San Giovanni Battista, costruita nel 1743 dai canonici di Monza che erano proprietari in Malnido. Adibita al culto fino al 1929, vi si trovava un prezioso quadro di fine Ottocento raffigurante la Sacra Famiglia e chiamato “Madonna della Neve”; il quadro attualmente si trova nell’attuale chiesa parrocchiale. E’ appunto attorno a questa chiesetta che inizia la vita di Malnido.
 E’ del 1866 l’aggregazione a Cologno Monzese delle due frazioni di Malnido e Bettolino Freddo che facevano parte di Moncucco.
 Il Lambro è tra gli artefici principali della storia di San Maurizio, sia per le gite che un tempo lì si facevano per pescare, che per i numerosi straripamenti. Alcune memorabili esondazioni sono ancora vive nella memoria dei cittadini la penultima risale al 1976. Nel novembre 2002 la grave situazione meteorologica ha portato disastri su tutto il territorio nazionale, ingenti i danni causati dall’esondazione del Lambro. San Maurizio è divenuto tristemente famoso in passato per la discarica delle acciaierie Falk di Sesto San Giovanni, estesa per 300.000 metri quadrati ad ovest del fiume Lambro e precisamente nei pressi di San Maurizio.
 Nel 1987 furono definitivamente sospesi gli scarichi nell’area di San Maurizio e la zona fu piantumata e cosparsa di terreno. La riqualificazione di questa grande area è tra gli obiettivi dell’Amministrazione Comunale.
Chiesa di San Maurizio al Lambro
 Nel 1905 iniziarono i lavori di costruzione della nuova chiesa parrocchiale, che fu consacrata un anno dopo nel giorno della “Madonna della Neve”. Nel 1939 fu ampliata la chiesa e nel 1950 fu sostituito il vecchio altare di legno.